[HC#04] Da servitore, a messaggero a servitore: l’evoluzione è in atto!
A volte non scorgiamo un disegno nelle nostre vite e il senso di casualità e di caos prende il sopravvento. Tutto parte dall'identità e dal saper cogliere opportunità nelle apparenti maledizioni...
Siamo al quarto verso dell’Hanuman Chalisa, e scopriremo altri dettagli delle qualità di Hanuman.
Se hai perso la scorsa email, eccola: [HC#03] L’oceano di conoscenza che salva l’universo. Lì trovi anche i riferimenti alle precedenti riflessioni.
La scorsa volta abbiamo iniziato a conoscere Hanuman attraverso le sue qualità:
Determinazione nel ricevere la conoscenza dal maestro
Umiltà che traspare nel servire il suo re Sugriva
Unicità di essere la personificazione sia di Shiva che di sua moglie Sati
Coraggio nel portare a termine con intelligenza il compito di salvare l’universo intero
Queste caratteristiche dovrebbero farci riflettere e farci porre delle domande:
Come e dove sto cercando la conoscenza? Quali ostacoli si frappongono nel sentiero e come cerco di superarli? Mi fermano, mi demoralizzano o mi rendono più determinato? Mi sto facendo aiutare?
In che modo coltivo l’umiltà e in che modo mi sento unico? Lo sento veramente o tante volte mi dimentico di me stesso e mi confondo tra la folla?
Cosa sto facendo per essere uno strumento divino che salva “il mio mondo” nel mio piccolo? Cosa significa per me “salvare"?
Risposte non certo definitive ma che devono rimanere aperte per permettere al nostro cuore di creare nuovo spazio dentro di noi: lo spazio della possibilità.
E proprio di questo si parla nel quarto verso dell'hanuman chalisa…
rāma dūta atulita bala dhāmā añjani-putra pavanasuta nāmā
Messaggero di Rama, riserva di potenza insuperabile. Conosciuto come il figlio di Anjana e figlio del vento.
Molti hanno la sensazione che quando incontreranno per la prima volta il loro maestro, accadrà qualcosa di speciale dentro di loro tale per cui saranno sicuri di averlo finalmente trovato.
In effetti è ciò che in qualche modo succede (anche se spesso diversamente da come l’abbiamo immaginato), ed è quello che è accaduto ad Hanuman quando ha incontrato per la prima volta Rama.
Come gli aveva rivelato sua madre Anjana (anche la sua è una bella storia, che racconteremo tra poco), Hanuman si sentì sciogliere interiormente e capì di averLo trovato. Una sensazione chiara, riconoscibile tra le mille che percepiamo nella vita, unica.
Inoltre, la domanda che gli fece Rama lo colpì. Hanuman si è era travestito da mendicante, per non dare nell’occhio e vedere le intenzioni di Rama e di suo fratello Lakshmana, ma Rama gli chiese come mai indossasse un diamante prezioso come pendaglio.
Hanuman rimase pietrificato da questa domanda. Certo, portava quel diamante da tutta la vita, ma era invisibile! Lo aveva ricevuto da Brahma, il creatore dell’Universo, che gli aveva rivelato che nessuno l’avrebbe visto fuorché una persona, il suo Maestro.
Ecco perché quando come prima cosa Rama gli chiese informazioni riguardo ciò che nessun altro poteva vedere, Hanuman ebbe la prova decisiva.
Il maestro infatti vede in noi ciò che nessun altro vede, se gli permettiamo di avvicinarsi.
Successe infatti qualcosa che trattenne Rama. Quando chiese ad Hanuman di rivelare la sua vera identità, questi disse che era un servitore di Sugriva (il suo re). La risposta in effetti era corretta dal punto di vista materiale, ma profondamente errata da quello spirituale, perché in realtà Hanuman era ed è l’eterno servitore di Rama.
Rama, sentendo la risposa di Hanuman, fece un passo indietro ed Hanuman capì di aver sbagliato. Il danno era fatto e c’era solo da rimediare, ossia cercare di recuperare la relazione.
La riflessione iniziale quindi cambia: stiamo realmente cercando il maestro o di fatto lo stiamo tenendo lontano da noi per paura di quello che potremmo scoprire?
L’occasione per Hanuman arrivò poco dopo, quando Rama incontrò Sugriva, il quale lo accolse rispettosamente e, da buona scimmia, gli indicò un ramo sul quale sedersi. Il problema è che poi si sedette sullo stesso ramo, che sottilmente indicava che si sentiva al suo stesso livello.
Non finì qui! Sugriva non offrì un posto su cui sedere a Lakshmana, che rimase in piedi…
Hanuman capì immediatamente la situazione imbarazzante e prese un ramo di un albero migliore e lo offrì a Lakshaman, raggiungendo più scopi con una singola azione, ossia mostrò rispetto per Lakshmana e annullò l’insulto di Sugriva.
Non solo, Rama sorrise e approvò la sensibilità di Hanuman, permettendogli quindi di riconquistare la sua fiducia.
Nei quattro mesi nei quali Rama e Lakshmana rimasero con Hanuman, questi si guadagnò la Sua piena fiducia, tanto che tra milioni di scimmie, Rama scelse proprio lui per cercare Sita, la sua consorte rapita da Ravana, dandogli il Suo anello come prova e segno di riconoscimento, fiducioso che proprio lui l’avrebbe ritrovata.
Quando Hanuman incontrò Sita, si presentò come il messaggero di Rama, ma quando vide l’incredibile devozione di Sita verso Rama, iniziò a pensare a se stesso come un servitore di Rama.
La nostra identità crea il nostro spazio e la nostra destinazione nel mondo. Come definiamo noi stessi? A chi sentiamo di appartenere? Le persone che frequentiamo ci aiutano in questo, ci ispirano o ci portano lontano?
Hanuman parte dalla sua temporanea identità mondana di servitore del suo re, in 4 mesi si evolve a messaggero di Rama e in altri 2 mesi giunge alla sua identità spirituale eterna come servitore di Rama, strumento di Dio.
Messaggero è colui che porta un messaggio, che lo trasmette integro, e prima di farlo lo protegge con cura. Il messaggero porta il messaggio, ma il servitore lo vive fino in fondo, lo accoglie dentro di sé, lo fa diventare parte integrante della sua natura.
Rama duta!
I genitori del piccolo Hanuman, Kesari e Anjana, viaggiano verso l’Himalaya. Sono stati invitati da Rishi Vishwanbhar al cospetto della divinità di Badri Narayana. Rishi Vishwanbhar è un saggio estremamente potente che da cinquant’anni segue il voto di pronunciare solo i nomi divini di Narayana.
Quando giungono alla sua presenza, li porta di fronte alla divinità di Narayana. Quando Hanuman la vede, alza le mani e urla: “Rama!” La madre lo corregge , come fanno tutte le madri, ma una voce rauca e cavernosa dice: “Questi è Rama!”.
Nessuno dei presenti vuole crederci! Il Rishi ha rotto il suo voto dopo cinquant’anni! I discepoli interdetti chiedono al maestro il motivo e lui risponde tranquillo.
Aveva fatto quel rigido voto per proteggere la sua comunità dei demoni, ma Brahma, il creatore di questo universo, gli aveva predetto che quando fosse giunto un bimbo innocente che avesse pronunciato il nome di Rama, la fine dei demoni sarebbe stata vicina. Inoltre, Brahma gli aveva rivelato che Rama sarebbe disceso insieme a Shiva (Hanuman) per annientare le forze del male.
Vishwanbhar quindi annuncia che Hanuman, fonte di ogni forza (bala dhama), non è altri che Shiva e che porta nel suo cuore Rama che gli dona ogni potenza, rendendolo insuperabile.
Atulita bala dhama!
Noi cosa portiamo nel nostro cuore e qual è la fonte della nostra forza? Vishwambar rompe immediatamente un voto durato da cinquant’anni appena vede avverarsi qualcosa di unico ma anche di semplice: un piccolo bimbo che esclama un nome.
Che segni stiamo cercando per permetterci di interrompere le nostre convinzioni e voti che teniamo stretti nei nostri cuori? Cosa potrebbe sciogliere quei nodi?
Punjikasthala era una bellissima cortigiana celeste, ma per nulla interessata ai piaceri. Anzi, si dedicava con solo ad austerità e rituali.
Un giorno fece una bellissima ghirlanda per il suo maestro Brihaspathi (il guru dei deva), che quando la vide, senza pensarci, la benedisse ad avere un figlio. Appena proferita la benedizione si accorse della sua follia visto che nei pianeti celesti non c’è gravidanza...
Ciò nonostante, le parole di un saggio non possono essere rimangiate, tanta è la loro potenza. Brihaspathi si chiede la ragione di un simile errore e arriva alla conclusione che è stato il volere divino che indica che Punjikasthala sarebbe stata madre di un bimbo che sarebbe stato uno strumento divino per proteggere il mondo e donargli gioia.
Punjikasthala inizia a fare sogni strani: si vede come una scimmia che tiene in braccio un piccolo di scimmia sempre sorridente, ma non riescie a capire cosa significhi…
Un giorno, il saggio Durvasa giunge nei pianeti celesti per chiedere assistenza ad Indra, il re dei pianeti celesti, per un difficilissimo sacrificio del fuoco. Indra propone Punjikasthala come sua assistente, perché è l’unica in grado di svolgere un compito così arduo.
Durvasa, in generale è molto soddisfatto del servizio di Punjikasthala, ma in alcuni momenti la vede fin troppo entusiasta, che la porta a commettere degli errori, e questo lo fa irritare non poco.
Un giorno, mentre Punjikasthala sta portando un vaso colmo di acqua, è così eccitata che la disperde quasi tutta lungo il tragitto. Durvasa Muni, che in effetti si irritava per nulla, si infuria e le dice che visto che saltava di qua e di là, sarebbe diventata una scimmia.
Appena proferita la maledizione si accorge che ha esagerato. Punjikasthala chiede subito scusa e lui prontamente la perdona e, visto che ormai non può rimangiarsi le parole, dona loro una nuova direzione. Aggiunge che, sebbene nella prossima vita sarebbe diventata una scimmia, avrebbe avuto il potere di cambiare aspetto a suo piacimento. Inoltre, avrebbe dato nascita ad una personalità estremamente potente che le avrebbe portato fama e rispetto in tutto il mondo.
Gli anni passano e Punjikasthala quasi dimentica l’accaduto.
Un giorno sta facendo un giro sul suo aeroplano quando scorge una luce su un monte. Si avvicina e vede un mucchio di terra a forma di scimmia che emana un bagliore. Inizia a scavare per trovare la fonte luminosa, e trova un saggio in meditazione. Come c’era da aspettarsi, visto che i saggi non sopportano di essere interrotti nelle loro pratiche, questi si infuria.
Punjikasthala inizia a scusarsi dicendo che aveva scavato incuriosita dal bagliore, ma il saggio dice che vista la curiosità scimmiesca di Punjikasthala, sarebbe rinata come scimmia.
Non c’era altro da dire! Punjikasthala capisce che si sta dipanando un meraviglioso futuro grazie ad una combinazione di maledizioni e benedizioni, non volute e a volte anche ingiustificate.
Anche la nostra vita sembra dipanarsi per vie inaspettate, non credi? Spesso le nostre azioni non ci portano dove vorremmo e l’imprevisto ci fa perdere entusiasmo e determinazione vedendolo come un ostacolo ai nostri piani.
A volte percepiamo la vita come una somma di eventi fortuiti che solo una grande dose di immaginazione riuscirebbe a dare loro un senso. Il nostro sguardo non riesce ad andare oltre.
Ma la vita prosegue comunque e solo la nostra capacità di accettazione e l’intuito che nulla realmente è casuale, può darci la forza e l’intelligenza per proseguire cogliere opportunità anche in mezzo alle “maledizioni”.
Ed ecco cosa successe…
Alla fine Punjikasthala rinasce come Anjana, una scimmia figlia di un re, Kunjar, che sposa un capo valoroso, Kesari. Nonostante ci fossero state molte predizioni riguardo la nascita di un grande eroe, la gravidanza non arriva.
Decidono quindi di compiere delle austerità e il destino vuole che le sue pratiche coincidano con un grande sacrificio tenuto ad Ayodhya e promosso dal Re Dasaratha (Che sarebbe diventato il padre di Rama) proprio per chiedere la nascita di personalità divine dalle sue tre mogli.
Un essere divino emerge dal fuoco del sacrificio e offre al Re un vaso contenente del nettare celeste, da dividere tra le sue mogli. Appena il Re offre il nettare alla prima, kaushalya, una gigantesca aquila appare nel cielo, si tuffa in picchiata verso l’arena del sacrificio e ruba qualche goccia di nettare riprendendo subito il volo.
L’aquila vola sopra il regno delle scimmie e una goccia gli scivola dal becco. Vayu, il deva del vento, sentendo che quella era una goccia di nettare divino, la indirizza in un luogo ben preciso, ossia nel palmo delle mani di Anjana in meditazione. Anjana capisce che la sua preghiera si sta avverando e, piena di gratitudine, beve la goccia di nettare e rimane incinta del nostro eroe.
Ecco perché Hanuman è il figlio di Anjana (anjana putra) ed è stato benedetto dal deva del vento che ha portato il seme divino (pavana putra).
Anjani putra pavanasuta nama!
Il piano divino è estremamente e meravigliosamente preciso! Tutto va come deve andare. Che piano c’è in serbo per noi?
rāma dūta atulita bala dhāmā añjani-putra pavanasuta nāmā
Messaggero di Rama, riserva di potenza insuperabile. Conosciuto come il figlio di Anjana e figlio del vento.
Alla settimana prossima!
Jaya Hanuman!
Andrea (Ananda Kishor)
Om tat sat