[HC#06] Quanta e quale luce emaniamo?
Da una descrizione del mondo apparentemente esteriore, si nascondono bellezze e potenze interiori insondabili. Bellezza, mistero, tentazioni e astuzia.
Namastè, buon sabato e buona festa di Radharani, l’eterno aspetto femminile di Dio, capace di risvegliare in noi il puro amore.
La scorsa volta abbiamo parlato di coraggio, e questa tratteremo di bellezza, di mistero, di tentazioni e di astuzia.
kañcana barana birāja subesā
kānana kuṇḍala kuñcita kesā
Dalla carnagione dorata, ben vestito,
con orecchini e capelli ricci.
La bellezza esteriore diminuisce con il tempo, ma quella interiore no, perché segue leggi completamente diverse.
Sappiamo che Hanuman ha una stretta relazione con il Sole: abbiamo visto che voleva mangiarlo e che poi è diventato uno studente di Surya, il deva del sole.
Ma Hanuman ha anche una radiosità dorata, ma perché?
Prima di partire alla ricerca di Sita, Rama aveva dato ad Hanuman il suo anello, come segno di riconoscimento.
Hanuman però non sapeva dove tenere al sicuro quell’oggetto prezioso e come mantenere il giusto rispetto verso di esso.
Tenerlo al dito sarebbe stato un segno di arroganza; nei vestiti avrebbe potuto perderlo; tenerlo in mano non sarebbe stato saggio perché le mani servono.
Ad un certo punto vide che nell’anello c’era scritto il nome di Rama e in quel momento trovò la soluzione perché c’era solo un posto dove il santo none di Rama avrebbe potuto stare: la sua lingua. Tenerlo sotto la lingua sarebbe stato un monito continuo verso il ricordo di Rama e il canto del suo nome divino.
Nel momento in cui mise l’anello in bocca, il corpo di Hanuman iniziò a risplendere di luce dorata e si sentì subito colmo di gioia. Da quel momento, libero dall’oscurità interiore, diventò il punto di riferimento del suo esercito, in cerca della perduta Sita. Kinchana barana!
“Voi siete la luce del mondo!” diceva Gesù. Chiediamoci quindi quanta luce facciamo e che tipo di luce emaniamo. Entrambi sono dati da ciò con cui ci identifichiamo.
Quando Hanuman raggiunse Lanka, il regno del malvagio Ravana, entrò nel suo palazzo per cercare Sita. Era notte e trovò Ravana disteso e addormentato su un leto enorme, circondato da centinaia di damigelle. Vide anche un secondo letto, nel quale dormiva una donna. Si chiese subito se fosse Sita.
Aveva solo una descrizione fatta da Rama, nella quale parlava della sua bellezza e delle sue qualità.
Dopo un primo momento nel quale pensava di averla trovata, si chiese: com’è possibile che Sita dorma così tranquillamente senza Rama? E com’è possibile che stia nella camera da letto di Ravana? Impossibile, perché Sita è la rappresentazione sia della purezza ma anche della dignità, del coraggio e dell’amore verso Rama. Per questo motivo non si sarebbe mai sottomessa al malvagio Ravana.
Hanuman continua la ricerca e nelle varie stanze in cui entra vede solo donne variamente svestite. Hanuman era celibe e casto, quindi non era il posto adatto a lui, ma ciò nonostante doveva osservare attentamente ogni donna per verificare se fosse Sita. Erano 12.000 donne!!!
Non trovò Sita e iniziò a domandarsi se avesse agito giustamente. Agitato e dubbioso, cantò il nome di Rama per placare la mente e subito ritornò la lucidità: il suo scopo era quello di trovare Sita e per raggiungerlo avrebbe fatto di tutto!
Spesso partiamo con le più buone intenzioni ma queste vengono macchiate e svilite dagli eventi e dalla nostra poca capacità di restare saldi. Il percorso introspettivo serve proprio a verificare e riequilibrare immediatamente le nostre motivazioni.
Hanuman viene detto essere biraja sudesa, ossia dai vestiti puliti. Questo però indica non solo una pulizia esteriore, ma interiore, data dalle giuste motivazioni.
Molti possono apparire puliti ma nascondere al loro interno desideri sporchi. Hanuman indossava sempre le più pure intenzioni, e le metteva sempre in discussione per assicurarsi che fossero in linea con il volere divino. Biraja sudesa!
Abbiamo già nominato Narada, un essere divino e illuminato, maestro di grandi anime e capace di viaggiare tra i mondi. Narada lo troviamo spesso nel ruolo di catalizzatore eventi, ossia accende la miccia affinché le cose accadano.
Successe infatti che Narada disse a Vali, (ricordi, quello che ogni giorno colpiva Sugriva, il re delle scimmie), che di lì a poco il suo nome non sarebbe mai più stato ricordato. Questa sventura sarebbe arrivata per mano di Hanuman, che era ancora nel grembo di Anjana.
A questo pensiero Vali, come c’era da aspettarsi, inizio a progettare un piano per evitare la sciagura.
Quante volte ci troviamo in questa situazione: incapaci di accettare gli eventi e soprattutto di cambiare noi stessi, facciamo di tutto per modificare il mondo fuori di noi!
Il piano consisteva nell’usare un potentissimo veleno che aveva tenuto da parte, in grado di uccidere l’embrione di chi l’avesse bevuto e non la persona stessa. Il veleno letale, per il nascituro, era composto da 5 metalli.
Chiamò la sua servitrice e le diede il compito di farlo ingerire ad Anjana. Questa andò da Anjana e le diede la pozione assicurandola che fosse perfetta per la sua salute e per accelerare la nascita del bimbo. Anjana la bevve con gratitudine.
Vali era al settimo cielo! Attendeva con entusiamo la “tragica” notizia della perdita del bimbo, ma non arrivava. I giorni passavano, ma nulla…
Alla fine Hanuman nacque. Vali non riusciva a crederci perché la letalità e la quantità di veleno avrebbe ucciso un centinaio di bambini.
Andò a vedere con i suoi occhi e vide il piccolo Hanuman, nato con due orecchini, composti da 5 metalli!
L’arma letale si era trasformata in un oggetto bello e prezioso che avrebbe adornato per sempre Hanuman. Kanana Kundala!
Nell’ultima parte del verso si parla dei capelli di Hanuman, capelli riccioluti, e questa caratteristica è collegata ad una storia abbastanza lunga che ora riassumerò in pochi elementi.
Un giorno Hanuman, avanti negli anni, riposava nel pendio dei monti Himalyani, quando si avvicina Bhima, uno dei cinque Pandava, amici di Krishna. Bhima era in missione: doveva trovare il saggio Purusha Mriga per fargli compiere un grande sacrificio.
Il problema è che il saggio è più veloce del vento e della mente, quindi difficile da intercettare. Bhima racconta tutto questo ad Hanuman e lui decide di dargli qualche ciuffo dei suoi capelli.
Bhima si domanda come mai e Hanuman rivela che quando un suo capello cade a terra, sorgono migliaia di Shivalinga, ossia delle pietre sacre che rappresentano Shiva. Hanuman sa che il saggio Purusha Mriga, vedendo le Shivalinga necessariamente dovrà fermarsi per offrire i suoi rispetti e adorarli, rallentando così la corsa.
Fatto sta che quando Bhima incontra il saggio, questi lo sfida a chi arriva primo a Palazzo. Se Bhima avesse perso, il saggio avrebbe potuto divorarlo (strano, vero?). Aspetta…
Bhima parte e non appena vede che il saggio si avvicina per superarlo, fa cadere un capello di Hanuman, rallentando considerevolmente il saggio. I capelli però sono sempre meno e Bhima riesce ad arrivare appena in tempo a Palazzo poco prima di averli finiti tutti. Ne varca la soglia con quasi tutto il corpo lasciando però indietro una gamba.
Il saggio afferma che Bhima non ha passato la soglia del tutto, quindi ha perso e dovrebbe essere divorato. Interpellano Yudhistira, fratello di Bhima ma estremamente giusto e neutrale, che dichiara che il saggio avrebbe potuto nutrirsi solo della gamba lasciata indietro, perché il resto del corpo era di fatto dentro il Palazzo.
Vedendo l’imparzialità verso suo fratello, il saggio Purusha Mriga decide di risparmiare Bhima e di condurre il sacrificio fino al risultato finale. Kuncita kesha!
C’è da chiedersi: cosa stiamo lasciando indietro? Cosa stiamo facendo per tentare di rallentare la corsa del tempo? E infine, in che modo guardiamo a noi stessi? In modo parziale o neutrale? C’è qualcuno intorno a noi che ci può aiutare in questo?
kañcana barana birāja subesā
kānana kuṇḍala kuñcita kesā
Dalla carnagione dorata, ben vestito,
con orecchini e capelli ricci.
Alla settimana prossima!
Jaya Hanuman!
Andrea (Ananda Kishor)
Om tat sat