[HC#21] Il vero Anello del Potere
Ci sono quattro ostacoli che impediscono il nostro cammino spirituale: i nostri bisogni personali, il desiderio di grandezza, l’invidia e i falsi maestri. E ci sono altrettante chiavi per superarli.
Namastè, buon sabato e buon anno!
“Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli”. Ci sono molti anelli nei miti. Anelli che legano, che consolidano relazioni, che indicano aspettative e doveri, che inducono ai compromessi e ambiscono al potere.
Ce ne sono altri che rappresentano amore, servizio, passione e complicità.
Ed uno che porta alla vera libertà, al risveglio, all’amore vero e alla completa trasformazione.
Leggiamo insieme il ventunesimo verso dell’Hanuman Chalisa.
prabhu mudrikā meli mukha māhīṃ
jaladhi lām̐ghi gaye acaraja nāhīṃ
Con l’anello del Signore in bocca,
hai saltato attraversando l’oceano.
Nessuna meraviglia in questo.
Quando l’esercito di scimmie è stato inviato in tutte le direzioni per trovare Sita, Sugriva (il re delle scimmie) si rivolge ad Hanuman con queste parole:
“Tu sei la forza che sostiene tutti. Il successo della missione del ritrovamento di Sita dipende da te. Non ci saranno ostacoli che ti impediranno di raggiungere il tuo obiettivo. Sei come tuo padre Vayu (il deva del vento). Nessuno può superare la tua forza, la tua astuzia, il tuo spirito d’avventura e la tua intelligenza. Ma oltre a queste qualità, la tuo potere più grande risiede nel tuo carattere immacolato. Ho molte speranze in te. Per favore, trova Sita.”
Rama era lì vicino ad ascoltare, incuriosito e compiaciuto delle parole di Sugriva. Sapeva infatti che Sugriva aveva una certa capacità nel giudicare gli altri. Rama si rivolge ad Hanuman:
“Dipendo totalmente da te! Sono convinto che avrai successo, quindi ti darò l’oggetto più prezioso dell’universo!”
Hanuman si inginocchia e apre i palmi delle mani. Non appena quell’oggetto lo tocca, un fremito percorre il suo corpo. Era un anello d’oro, con tre pietre preziose, una grande al centro con scritta la parola Sri e due ai lati con le sillabe Ra e Ma.
Era l’anello di Sita, con scritto il nome del suo amato Rama.
Hanuman, felice e grato, prende il preziosissimo anello e lo avvolge con un lembo del suo vestito.
Subito però capisce che quello non è un luogo sicuro perché nel suo viaggio avrebbe potuto lottare con qualche nemico e l’anello poteva essere perso.
Sicuramente non poteva tenerlo al dito perché non era suo e sarebbe stato un gesto arrogante.
Non poteva legarlo al suo filo sacro perché sarebbe stato troppo visibile e nemmeno tenerlo in mano perché poteva cadere accidentalmente.
Dove metterlo?
Gli arrivò l’illuminazione! C’era solo un luogo adatto al santo nome di Rama: la sua lingua!
L’anello nella sua lingua era il simbolo della presenza del santo nome di Rama e sarebbe stato un monito costante per assorbire la propria mente e il proprio cuore nel Suo ricordo. prabhu mudrikā meli mukha māhīṃ (Con l’anello del Signore in bocca).
L’esercito delle scimmie si trovava davanti all’oceano. A più di mille kilometri c’era Lanka, l’isola dove probabilmente era tenuta prigioniera Sita.
Ma come attraversare l’oceano? Se qualcuno poteva farlo, quello era Hanuman. L’unico al quale Rama aveva dato il suo prezioso anello.
Hanuman fa il so balzo. Un balzo pericoloso nel quale incontrerà 4 ostacoli da dover superare.
Il primo ostacolo toccava il concetto di focus. Fu una montagna dorata (e cosciente), il cui nome era Mynaka. La divinità che la presiedeva invita Hanuman a prendersi una pausa e rilassarsi un po’ prima di proseguire il viaggio.
Una pausa era pienamente giustificata, visto che erano già due mesi che Hanuman cercava Sita in un lungo e in largo. Inoltre, l’impresa che lo stava attendendo sarebbe stata molto ardua.
Ma Hanuman non accettò perché sapeva che ogni cosa deve avvenire dopo aver servito il Signore, non prima. Non c’era quindi spazio per qualcosa di personale e l’amore per il suo Signore e la missione sostituiva il suo bisogno di comfort e relax.
Il secondo ostacolo al ritrovamento di Sita stuzzicava il desiderio di grandezza che è dentro ognuno di noi.
Surasa era stata inviata dagli esseri celesti per mettere alla prova Hanuman e capire se era in grado di far fronte alla diplomazia e al potere di Ravana. Uscì dall’oceano e disse ad Hanuman che aveva ricevuto una benedizione: chiunque fosse passato per quelle acque sarebbe dovuto entrare nella sua bocca.
Hanuman, umilmente, le disse di farsi da parte. Surasa si ingrandì, bloccando il passaggio, Hanuman, ora adirato, si ingrandì ancora di più. Iniziò una specie di sfida a chi diventava più grande, quando Hanuman capì che non era il modo corretto per affrontare la situazione, che lo stava distogliendo dalla sua missione.
Hanuman comprese che cercando di provare di essere più grande di lei e quindi migliore, stava scordando la sua vera missione, ossia trovare Sita. Sita poteva essere raggiunta solo attraverso l’umiltà. Sita rappresenta il sentiero d’amore verso Dio e per solcarlo bisogna ridursi a niente, a polvere.
Surasa invece rappresentava il desiderio di grandezza, perciò Hanuman comprese che per vincerla doveva ammettere la sua sconfitta, diventare nulla.
Divenne così minuscolo, così minuscolo che entrò nella bocca di Surasa e se ne uscì subito. Surasa rimase impressionata dall’intelligenza e dall’umiltà di Hanuman, e così gli esseri celesti.
Dopo aver ripreso il viaggio, Hanuman si ritrovò bloccato a mezz’aria, risucchiato nell’oceano e infine ingoiato da Simhika, che l’aveva catturato con la sua ombra. Ma Hanuman esce dal suo stomaco con facilità, lasciando Simhika morente.
Simhika rappresenta l’invidia: la sua natura è tirare giù le persone che volano alto, usando un loro errore. Hanuman sa bene che l’unico modo per fronteggiare l’invidia è distruggerla. L’invidia ti porta giù e non ti permette di raggiungere il sentiero divino, per questo non deve avere nessuno spazio nella nostra vita.
Una volta raggiunta Lanka, Hanuman deve superare il quarto ostacolo, nella forma di Lankini, la comandante della sicurezza di Lanka.
Quando Hanuman si avvicina, lei lo respinge con forza e Hanuman realizza subito che Lankini sta servendo il maestro sbagliato, dimenticandosi del vero maestro, il Signore che le ha dato la vita.
Lankini capisce subito l’errore e si rifugia in Rama, attraverso la misericordia di Hanuman.
Il viaggio è arduo per chiunque ma Hanuman portava il santo nome di Rama nella sua bocca, le Sue benedizioni nel cuore e il Suo ricordo nella mente: nulla era veramente impossibile.
Superare un oceano di ostacoli non è stato così difficile per Hanuman. jaladhi lām̐ghi gaye acaraja nāhīṃ (hai saltato attraversando l’oceano. Nessuna meraviglia in questo.)
prabhu mudrikā meli mukha māhīṃ
jaladhi lām̐ghi gaye acaraja nāhīṃ
Con l’anello del Signore in bocca,
hai saltato attraversando l’oceano.
Nessuna meraviglia in questo.
Alla settimana prossima!
Jaya Hanuman!
Andrea (Ananda Kishor)
Om tat sat